il treno è in ritardo
il pendolare che fuma e che non se ne sta fermo nel suo metro quadro di banchina,
no, cammina avanti e indietro facendomi arrivare il suo fumo in faccia
io ho il raffreddore forte e le tonsille infiammate e quel fumo mi arriva in gola
stringendomela e facendomi tossire
resisto all’impulso di dirgli di starsene fermo, lui e il suo vizio,
che è da maleducati costrigere tutti a respirare il suo fumo
oggi
oggi che ha piovuto e l’aria è più pulita
oggi che dopo la pioggia è riuscito anche il sole e c’è una sottile aria di primavera
qui sulla banchina della stazione insolata dagli ultimi raggi del tramonto.
il treno è in ritardo
arrivo a destinazione 20 minuti dopo la tabella di marcia solita
e sul primo gradino della scala mobile l’uomo che ho davanti si gira di scatto
“stà di quà la metro?”
si, a sinistra nel corridoio
nel corridoio c’è un supermercato che noto non ha più l’insegna del nome,
ora si chiama solo express
la metro, o meglio il metrò
arriva dopo due minuti
l’alta frequenza dei convogli durante l’ora di punta è una delle cose che apprezzo di più
la sensazione che la città sia ancora più piccola di quanto non sia e che le le distanze
possano essere veramente misurate in minuti.
le facce sono stanche
l’uomo davanti a me con la cravatta e il giubbotto della north sails
legge il manifesto.
due posti più in là una signora di mezza età legge un libro che da lontano potrebbe sembrare una bibbia
copertina rigida, fogli sottili, ma non credo che lo sia
la signora cinese ha qualche filo bianco tra i capelli, una borsa luis vuitton e le scarpe nike rosa
alla mia sinistra
quello che potrebbe essere definito un giovane hipster
indossa grosse cuffie bianche philips e ascolta musica battendo il tempo con il piede.
in metropolitana, mi rendo conto che la popolazione resiste alla crisi
vedi un tot di scarpe bisognose di un passaggio dal calzolaio
tacchi rovinati e cuciture un po saltate
adulti con gli orli dei pantaloni un po sbrindellati
donne con la tinta fatta male
e visi tesi, a venti, come trenta, come cinquantanni
legge sempre poca gente,
molti di più quelli che spippolano con lo smartphone
o ruzzle o facebook o whatsapp
nemmeno io leggo in metro sono solo due fermate e di solito
il libro elettronico è nella borsa.
e se questo 20 marzo lo devo ricordare per qualcosa
lo ricordo per la voglia di scrivere che mi è presa mentre ero li
in piedi, mi tenevo all’apposito sostegno
e mi guardavo intorno
Continua a scrivere :*