mi fa piacere leggere che non sono la sola a stupirmi, nel male, delle banali parole che vengono spalmate sui recenti fatti di cronaca nera.
trovo le parole di Romagnoli sconcertanti e tutto questo parlare di solitudine è una semplificazione banale: uno scrittore che tira in ballo la solitudine – che di per sè è l’atto dell’essere soli e non il patimento della condizione dell’essere soli – non mi vorra fare credere che scrive in metropolitana durante l’ora di punta?
o la sua è una solitudine operosa e le altre no?
non è che la solitudine deleteria è negli occhi di chi guarda?
Come la ricerca di una preconcetta spiegazione plausibile all’inspiegabile in pieghe dell’esistenza altrui che non comprendiamo?
Personalmente mi fa senso che il ragazzo implicato avesse la passione per i coltelli e girasse con un coltello sempre addosso, altri trovano inquietante che avesse un blog.
il gioco che si svolge sotto i nostri avanguardistici nasi è il seguente:
I tg dipingono gli studenti di perugia come sempre ubriachi e a una spanna da uno spacciatore, Romagnoli punta il dito sui loro blog e sulla adolescenziale stanzetta in cui scrivere il diario.
Trova ciò che distingue lo spettatore medio del tg delle 20 da uno studente calato nella sua contemporaneità, evidenziane le differenze, additale come causa della colpa,
fai tornare nello spettatore la rassicurante sensazione di essere nel giusto.
Missione conservatrice dello status quo: compiuta.
Ma il peggio ieri sera, parlando del ragazzo, tifoso laziale, colpito dalla pallottola nella macchina mentre era all’Autogrill: “si, lo conoscevo bene il Gabbo, era un bravo ragazzo e poi un buon deejay, diciamo che animava tutte le feste della Roma b…della Roma…di Roma “nord”, ecco”.
Di Roma “nord”, Su, mica di Roma Casilino, o di Roma e basta.
No.
il danno maggiore, nella ottusa mentalità del romanino borghesuccio del mio duro, è che il ragazzo era laziale, borghese, frequentava il piper, usciva con la buona borghesia romana e quando faceva il deejay, animava le feste della Roma “Nord”, quella di Prati, Parioli e piazza Euclide.
E’ in piazza Euclide, infatti, che si è fatta la fiaccolata: oh ragazzi non è mica morto un comune mortale, un ragazzo borgataro di tor marancia, no.
E’ morto uno che più degli altri sembrava non meritarselo perchè faceva una tranquilla vita da pariolino romano.
(l’ho pensato, non posso farci niente: mentre l’amico organizzatore di feste romane parlava, gli ho indirizzato un sonoro ma vai a cagaaaare, va’)
M.
Mò resta sempre il fatto che non importa da dove venisse, ma pare che stesse li seduto e basta.
ecco mi viene da dire che poteva capitare a chiunque
sù
Il colpo è stato esploso da una distanza tale per cui non era possibile mirare a colpire. Un’arma come quella in dotazione alla polizia italiana (insomma, la pistola usata) diventa imprecisa a una distanza superiore ai 40-50 metri. Se ci spari nel mucchio, magari qualcosa che sta nella generale direzione in cui hai fatto fuoco lo prendi. Se invece spari in aria, come all’inizio diceva di avere fatto il tipo, se non passa un “calcinaccio” al massimo prendi un piccione.
ho l’impressione che avere un blog sia considerato qualcosa di anormale…e questa cosa un pò mi infastidisce…ecco, dico solo questo.
Non mi fermo alla considerazione che non doveva succedere. Lo so, che non doveva succedere.
Sono le manie da giornalismo della domenica che mi danno fastidio, questa professionalità arrangiata, questo mandare in onda una cagata ottusa, classista e diffamante.
Io ci ho fatto caso, ma io sono una cagacazzi e questo si sa, eh.
Cioè, ne sono consapevole assai.
M.
Mochetta, qui c’è stato un concorso di colpe: il poliziotto forse pieno di cocaina come un uovo, forsse solo piedi di imecillità, che ritiene che essere diotato di un’arma da fuoco equivalga all’autorizzazione di usarla a braccia (anzi a cazzo) tese; la polizia che, per coprire quel “camerata che sbaglia” si è arrampicata sugli specchi anziché prendere responsabilità dell’avvenuto (“ha sparato in aria”, come se la geometria non la studiasse più nessuno), i giornalisti, con il loro “tifoso ucciso durante una rissa”. Il fatto è che qui è semplicemente morto un uomo. Non è il primo: a me il caso che viene in mente è quello di Luca Rossi. Certo, Luca era un militante di DP della bovisa, mentre Gabriele Sandri era un DJ pariolino simpatizzante berlusconiano, ma le differenze finiscono qui.
E tra l’altro la solitudine, quella che ti fa prendere una pausa per riflettere e scrivere, io la trovo anche salutare.
vale
(che bello risentirti!)
Ciao Vale !! 🙂
sta cosa “solitudine versus resto del mondo” mi fa sorridere. mi pare di tornare all’infanzia quando in cortile c’erano queli che giocavano tutti assieme – i bravi, gli integrati – e quello solitario e un po sfigato con cui nessuno voleva giocare.
ecco una cosa che mi pare sfuggire a molti è il valore di connessione sociale del blog, che viene scritto in solitudine, viene fruito da singoli ma sono tutti singoli collegati tra di loro – chiamiamola blogosfera personale se vogliamo.
insomma è un tirare verso il basso un concetto parecchio facile e chiaro – imho – e sminuire banalizzando una minuscola fetta di mondo on line a cui larghe fette del mondo offline nn si è ancora abituata, altri invece non riscono nemmeno a immaginarsela. purtroppo.