sogno interessante

ieri sera, reduce da una durissima lezione di ripasso, che mi ha fatto tornare a casa con gli addominali e i quadricipiti doloranti, sono andata a nanna prestissimo – per i miei standard.

questa notte, non so cosa mi si sia mosso nel subconscio, ma ho sognato:

“abitavo in una casa molto grande, antica, conle sale che si aprivano parzialmente una dentro l’altra, senza corridoi.
questa casa era cosi grande da permettermi di abitare in alcune sole di queste stanze, un paio un po scartolate, con la carta da parati che si staccava, e un paio di reti apppoggiate contro un muro al limite dello scrostato.
nelle altre sale c’erano dei grandi tavoli ricoperti da grandi fagotti, ed era facile intuire che fossero dei morti avvolti e strettamente legati in tappeti o stoffe. in altre sale altri morti erano avvolti in cellophane o pluriball. passando da una stanza a un’altra mi sono accorta che alcuni morti, non avvolti, forse i piu’ recenti, avevano iniziato a muovere le labbra – guarda, stanno parlando – si, lo sai che quando sono morti a volte succede che si muovono
alla fine, un po infastidita da quella compagnia, che non potevo evitare di incontrare appunto per la mancanza di corridoi che mi permettessero di spostari tra un punto e l’altro della casa, mi rifugiavo inuna stanzetta accogliente che si apriva direttamente sulla cucina, che era agibile senza ospiti indesiderati.”

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serendipity e pazienza

Bankside Lofts in Hopton Street

Questa foto di JL2003 , l’ho trovata citata da CONTEMPORIST blog di architettura e design che seguo.

Questo edificio aveva colpito la mia attenzione fin dal mio soggiorno londinese del 2005, alloggiavo a Southwark all’holidayinn express che è a 4 minuti a piedi, questo edificio è anche vicinissimo alla Tate modern.

ero sicura di averlo gia visto, pubblicato da qualche parte, ma non riuscivo assolutamente a ricordare gli architetti.

Architetti CZWG 1998, Southwark, Soutbank Lofts. London

Perchè nella vita bisogna avere una buona memoria e un po di pazienza. 🙂

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soli=liberi

post ormai ammuffito e superato, nella realtà due soli giorni dopo che l’avevo scritto…. è rimasto in attesa, ma ho voglia lo stesso di pubblicarlo.

questa è una riflessione da poco più di sue soldi, ma che forse può aiutare qualcuno a capire che senso ha realmente la solitudine, in senso lato, e in senso particolare.
quando Walter Veltroni dice “correremo soli” – poi ha inciuciato – di per se fa una scelta di coerenza interna, e se consideriamo che il PD è una cosa che sta nascendo ora, indicativamente si sa dove va, ma no lo si sa nel dettaglio. il che sottintende che ci saranno probabilmente ondeggiamenti, un po come un bimbo piccolo che impara a caminare.
da non sottovalutare il valore del correre soli: significa non dover scendere a compromessi con nessuno, poter decidere del proprio programma elettorale, potresi creare una coerenza, e una linea di condotta senza dover dipendere da nessuno.
la solitudine è il prezzo che si paga per la libertà.
la libertà di essere se stessi, la libertà di non dover mentire a nessuno – perche magari qualcuno non apprezza le nostre scelte-, la liberà di essere coerenti senza farsi costringere al compromesso – perchè qualcuno ci vorrebbe un po diversi -;

la libertà ha un prezzo e questo prezzo si chiama solitudine.
e la solitudine ha un premio, che si chiama libertà 🙂

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ogni goccia di te scava la mia schiena lentamente…..

ieri sera al Magnolia, il mio primo concerto di Paolo Benvegnù.
ho capito che paolo non va tenuto a volume basso mentre si lavora e nemmeno ascoltato con l’ipod in metropolitana, va sparato a TUTTO VOLUME con le casse e i muri che tramano.
chè ha un energia incredibile, che le sue parole sono poesie potenti e che le improvvisazioni di fine concerto sono memorabili.

Paolo, voglio un concerto solo di improvvisazioni, me lo fai? 🙂

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doveroso ERRATA CORRIGE

a seguito della notazione di un certo peso fattami da Estrellita nei commenti ho deciso di rimuovere il mio post.

e mi scuso pubblicamente.

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cattedrali nel deserto

Le bandiere di preghiera usate dai buddisti tibetani sono dei pezzi di stoffa colorati, con parole sacre e immagini di divinità. Non si usano in casa per cerimonie solenni ma si appendono all’aria aperta, dove il vento può soffiare le loro parole verso il cielo. Ti consiglio di ispirarti a questa usanza tibetana, Cancerino. È il momento ideale per tirare fuori dall’armadio il tuo desiderio di spiritualità. Ricordati però di tenerlo lontano dalle chiese, dai templi, dalle moschee e da tutti i luoghi sacri chiusi e a temperatura controllata. Costruisci il tuo santuario nel deserto, intona un inno dalla cima di una montagna, fai un’offerta alla dea del fiume, o crea le tue bandiere di preghiera e appendile a un albero.”

l’oroscopo di internazionale 

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una domenica pomeriggio

mi sono fatta un regalo al senso estetico, la mostra delle immagini scattate da Richard Avedon è sublime, imperdibile. Il catalogo racconta la sua storia, avvincente come un romanzo di avventura: l’ho letto sul treno tornando a casa e non mi accorgevo delle fermate.

mi sono fatta un regalo di persone a cui voglio bene e che non vedevo da un po: Silvia e Monica; una merenda con un dolce ai semi di papavero e crema al delicatessen del sud tirol

mi sono fatta un ultimo regalo di una londra che mi ha scaldato il cuore con una storia delicata in cui la pulizia dei cuori e delle intenzioni riesce a librarsi alta sulle contingenze della vita, ho visto IRINA PALM

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a tacere troppo poi si passa per stupide – post surreale ma nemmeno troppo

Eleggo LaLui mia portavoce totale globale

nel frattempo vi segnalo, GGD a Scenari su rainews24 e su Il Messaggero

’cause life is too short and we’re definitely too cool – 😉

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It might not be the right time – Potrebbe non essere il momento giusto

It might not be the right time
I might not be the right one

i’d like the rain tonight: thick, cold, thin
driving in the middle of the night trought the empy city, the air cleaned by the rain, light bright and liquid; listening to the musci you gave me.
with a bit of calm gloominess hear your voice saying: “you should stop being afraid”
yes, i should stop being afraid…., i look at the far lightning over the city, i feel a sense of regained energy.
i slip into the bed, the sound of the pouring rain on the glass. rolled up in your swaeater, i let the tick tack cuddle me, while embracing a pillow

But there’s something about us I want to say
Cause there’s something between us anyway

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oggi

QUI l’articolo di Donne Manager Italia

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niente mimose per me, please

una settimana fa ero dalla parrucchiera, la mia parrucchiera Terry ha 27 anni, lavora da quando ha finito la scuola, vacanze ad ibiza o in grecia con gli amici, la piccola tragedia di quando la madre le scopri un pezzo di fumo tra le lenzuola.
la conosco da quando avevo ancora i capelli lunghi lunghi rossi rossi e la tinta me la faceva pagare al tubetto uno e mezzo per tutta la lunghezza. i suoi sguardi straniti di anno scorso quando le chiesi le ciocche bianche sulla frangia.
“io non ti ho mica inquadrato” 🙂
questa frase è di qualche anno fa e devo dire che mi fa contenta questa sua frase perchè significa che capisce che non siamo simili.
settimana scorsa mi metteva a posto le sopracciglia quando mi ha chiesto innocentemente:
T : ma tu cosa fai l’8 marzo?
io : no faccio niente, è un giorno come un altro.
T : ma non esci a festeggiare con le tue amiche?
io : a festeggiare cosa? altre donne bruciate vive in uno stabilimento?
il suo sguardo sbarrato e smarito
evidentemente non lo sa, glielo racconto, e lei mi guarda smarrita.

l’8 marzo vado al convegno organizzato da DONNA MODERNA nell’ambito della collaborazione con PANGEA per il sostegno ai centri ANTI-VIOLENZA 

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DOnne TEcnologia

Frieda Brioschi mi segnala questo interessante evento:

DOnne e TEcnologie una DOTE per l’Italia
Anno europeo per l’e-inclusion
Roma, 7 marzo 2008
Camera dei Deputati – Sala delle Conferenze (Via del Pozzetto 158)
Ore 9.00 – 13,30

 

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GIRL GEEK DINNER: ringraziamenti

i miei più sinceri ringraziamenti a:

Sara Rosso, Sara Maternini, Bruna Gardella, Lisa Morris e Luigina Foggetti; lavorare con loro è stato puro piacere.
Francesca Cavecchia, Paola Tacconi ed Elena Trombetta erano lo staff aggiunto al backstage della serata. Loro la puntuale collaborazione operativa tra registrazioni, gadgets e il resto.

Grazie a chi è stato presente, alle relatrici che mi sono piaciute moltissimo, a chi ha scattato foto, a chi ne ha scritto dopo 1 e 2.
di cuore, ancora grazie.

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TorinoBarcamp2008

lo scorso sabato si è svolto un affollatissimo barcamp a torino. + di 200 registrati!!
ho viaggiato in un tvg molto molto blogger: Sara , e poi incontrati sul treno per”caso”: Vanz, Alessio Bragadini, Zeno – con cui abbiamo fatto anche il viaggio di ritorno – all’arrivo a torino c’èra anche Zoro.
Ho seguito alcuni interventi interessanti:
Bru e Kurai hanno parlato in parallelo di desing web e giochi. qui le slides di Kurai
– Freddy e Stellavale che hanno presentato molto bene e superando la timidezza, il progetto delle Mondine online, collaborazione con Alberto Cottica dei Fiamma Fumana
– ho seguito divertendomi molto, come ai vecchi tempi 😉 i due talk di Matteo Flora

il resto lo ha fatto la conversazione interstiziale con gli amici che non vedevo da un po: Elena, Feba, Jtheo, Andrea che non vedevo da un paio di anni, Mafe e Marco Zamperini con le sue due bionde bambine che non vedevo da un paio di settimane, Andrea Beggi, Nicola Mattina, incontrare per la prima volta Elena Velas, ritrovare Anna de Bona e Antonella Napolitano – Svaroschi – , farsi salutare da Suzuki Maruti – quasi gemelli di diminitivo Suz e Suze 😉 – e come una pivella non avere il coraggio di presentarmi a Pedrita, sua moglie, ma ci siamo viste, ce lo siamo dette in twitter: la prossima volta non ho scuse 🙂

come ho detto ad Axell salutandolo : Grazie del BarCamp

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GIRL GEEK DINNERS. Andrea Beggi dà il suo punto di vista.

Spero che non si tratti si tratti di una semplice sindrome di stoccolma 😉 – sdrammatizzo, ovviamente –
Andrea Beggi snocciola idee perfettamente condivisibili:

“Da sempre sogno un mondo in cui non si senta il bisogno di una festa della donna; allo stesso modo mi piacerebbe vivere in un contesto nel quale un evento del genere non avesse senso: la passione per la tecnologia e la voglia di coltivare interessi non sono correlate al sesso: è un vecchio cliché culturale che non ha nessuna ragione di esistere. Le peculiari diversità tra uomo e donna non hanno nulla a che fare con l’uso della tecnologia, che è un mezzo abilitante per esprimersi, sfruttare al meglio le proprie potenzialità e migliorare la qualità della vita, né con la capacità di osservare la realtà in modo anticonformista e innovatore.”

Voglio un mondo dove non esistano piu’ regali da bimbo e regali da bimba
dove i genitori e i nonni smettano di regalare bambole alle bambine e computer ai maschietti
dove le mie amiche, mie coetanee smettano di vedere il pc come una cosa noiosa e di lavoro, anzichè come un valido aiuto per semplificarsi la vita
dove le donne possano, parlando del lavoro che fanno costruirsi:
una rete di contatti, di relazioni che le aiuti a capire meglio il mondo del lavoro in cui si muovono.
Provare a capire come chiedere e ottenere le migliorie che servono per avere una vita piu semplice – orari elastici, asili vicini ai posti di lavoro, banca ore, salari equiparati ai colleghi maschi, un lavoro che dia più soddisfazioni.
Se ci sono donne che non condividono questo, beh in italia c’è ancora la libertà di pensiero 🙂

e se non siete d’accordo con il come, ma siete d’accordo con lo scopo, e avete idee su come altro fare, beh parliamone.
non abbiamo mica la pretesa di avere la verita in tasca.

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