era sera, stavo sulla banchina del metro’ in porta romana, ascoltavo l’ipod e guardavo per terra.
ho visto per prima cosa le tue scarpe, color petrolio, scamosciate, coi lacci, delle alte clarck per intenderci.
mi sono chiesta: e chi sarai mai per andare in giro con queste scarpe?
il mio sguardo ha risalito la gamba, pantaloni affusolati neri, giubbotto di pelle dello stesso colore delle scarpe. – cioe’ dico improbabile, parecchio, e anche un po così… faccio fatica a definirlo – sotto una tshirt scollata a v, nera di cotone spesso. un pezzo di pelle tra le clavicole scoperto, liscio, con una sottile catenina d’argento, li’ sulle ossa. – ma chi cavolo sei e come sei agghindato?
il colore della pelle appena appena ambrato, come se tu fossi appena tornato dal mare, gli occhi neri grandi e penetranti, le guancie liscie, ben rasate, i capelli castani scuri quasi lunghi, quasi scompigliati.
le mani ben curate, senza anelli.
se mi fossi fermata alle scarpe non avrei trovato i tuoi occhi e il tuo sorriso.
se mi fosse fermata solo alle scarpe non avrei incrociato il tuo sguardo caldo.
scarpe insolite per un uomo insolito, scarpe anomale sotto a un viso interessante.