come ho gia scritto qua nei commenti e come ho pensato leggendo Typesetter su grazia qualche giorno fa, ci sono cose che mi sono venute alla mente parlando con la mia amica silvia, e le voglio una marea di bene, sia chiaro.
mi faccio domande su cose che non conosco e che ormai e’ anagraficamente tardi perche’ mi possano appartenere, ma quando vedo le mie amiche con figli , per ora due a testa, stravolte e anelare a un attimo di spazio per poter fare una pratica in catasto, o finire un lavoro, anche solo stando al telefono 10 minuti in pace, ho dei dubbi.
dubbi che sono mutati in ansia pressante quando la suddetta silvia domenica pomeriggio al telefono, raccontandomi della voglia di un terzo pupo – lei ne ha appena compiuti 39 – rimandata solo per non andare a vivere a crema, e alla mia frase, dai, a settembre inserisci la piccola all’asilo, cosi puoi avere una mezza giornata per te per lavorare, silvia mi ha trapassato da parte a parte con una frase che cuonava piu’ o meno cosi:
" si, ma poi mi sentirò male, perche non sarò più sempre lì con lei e mi PERDERO’ dei momenti importanti"
non glielo ho detto ma mi e’ venuta una mezza crisi di ansia. mi spaventa questo tipo di possesso.
mi spaventa non riuscire a controllare questo tipo di modalita’. perche’ poi anche lei ha voglia di sapere cosa succede la fuori, di fare discorsi che non siano solo pappe dentini e pannolini.
io da qua fuori ho la sensazione di vederla risucchiata in un vortice che le porta via le energie migliori, perche’ e’ si importante crescere figli, ma e’ altrettanto importante essere soddisfatte di quello che si è , sotto tutti i punti di vista.
adesso dico una cosa brutta, ma brutta sul serio, e chiedo scusa se puo suonare offensiva, per alcune, ma se da un lato vedo delle mamme che sorridono ai loro figli, dall’altro vedo dei bei cervelli parcheggiati ai giardinetti coi loro passeggini e sprecati rispetto a tutto cio che facevano prima. – non vale per tutte ma per molte si –
le occhiaie, la stanchezza, il sonno perso lo so che basta un sorriso del pupo a fare passare tutto, perche’ se da senso di pace a me che non li ho partoriti tenere tra le braccia i figli delle amiche e delle cugine, so che un sorriso della creatura e’ miracoloso, e’ l’equilibrio e’ il non perdersi in una sola modalita’ che mi pare difficile da trovare.
PS: magari è solo una fase della mammitudine che dopo passa.
e non appartiene nemmeno a tutte, per fortuna, perche’ 4 0 5 che si comportano in modo diverso le conosco anche : una, due, tre, quattro, le altre due che per ora ho in mente non hanno un link.
voglio solo commentare il titolo del tuo blog.per me è sempre stato maggio il mese più crudele.chissà perchè.
fai la commercialista?
LaLui: Premettendo che non sopporto uscirmene con commenti banali e sterili del tipo “sono d’accordo”, “anche io la penso così” “concordo a pieno”, leggendo il tuo post di oggi mi è tornato in mente un momento della serata di ieri:
luogo: casa di amica, cena di compleanno
argomenti clue: supermercato migliore, conoscenti che stanno per avere filgi, che hanno appena avuti figli
scena madre: una del gruppo, dopo aver fatto almeno 3 telefonate al marito a casa col bambino di anni 2, ci saluta dicendo “scusate, vado a casa a vedere come stanno i miei piccoli” (ndr. figlio+marito)
scena finale: lalui poco dopo “arrivederci a tutte, io vado, grazie x la bella serata”
proposito della Lui per il nuovo anno, ma anche prima: cercare di essere meno falsa e cortese 😉
Comunque si sente soddisfatta perchè ieri ha cercato di sostenere una collega appena rientrata dalla maternità che si sentiva “in colpa” per aver lasciato a casa i bambini. Coraggio Greta, tieni duro, e non cedere ad alcun ricatto morale!!
dico solo una cosa, a parziale discolpa di queste mamme nuove, o forse due. e la dico dopo aver passato l’ultima ora con sette chili abbondanti di ragazzina in braccio. la prima è che è vero che non vuoi perderti niente. ma è come quando dici che metteresti solo scarpe alte: lo sai che non si può. però ti spiace, però non si può. però ti spiace. la seconda è un’altra, ed è più delicata: ci vuole un po’ di pazienza, amiche di mamme nuove. i primi sei mesi [e dubito che poi migliori] sono fitti di pressioni enormi. da ovunque. compresa quella di dover dimostrare alle altre amiche che si è ancora le vecchie gheparde di una volta. che un po’ è vero, un po’ no, ma non è questo il punto. è che ogni tanto – come prima per gli uomini sbagliati – ci piace lamentarci dei bimbi cattivi, delle occhiaie e del tempo-che-non-basta-mai. e anche degli uomini sbagliati.
[questo commento è stato scritto nelle pause dei trasferimenti della ragazzina dal passeggino alla sdraietta al box alla palestrina al passeggino alla sdraietta. nessuna ragazzina è stata malatrattata durante la stesura di questo commento, anche se lei a un certo punto ha cominciato a piangere come se].
[spegnetela].
Sere, prima di tutto tu sei nei miei pensieri come esempio del “allora ce la si puo’ fare”.
certo la creatura e’ sangue del tuo sangue, lo so, lo sento, lo vedo – vengo da un rapporto solidissimo con mia mamma costruito su tante cose ma non sull’ossessiva presenza –
“ma è come quando dici che metteresti solo scarpe alte: lo sai che non si può”
tu lo sai, ho la sensazione che non tutte lo sappiano. e molte non lo praticano a costo di sentirsi delle cattive madri.
sulle pressioni del mondo intero sulle donne che scelgono di riprodursi, possiamo aprire una guerra, e se si decidesse di farci un po i fatti nostri? 🙂
io credo che lo sappiano [quasi] tutte. è che davvero dispiace: ci sono sere in cui io non vedo l’ora che arrivi la mattina dopo [e altre in cui la venderei su ebay] e ogni tanto scappa di dirlo. non l’ho capita ancora bene, questa cosa della maternità, ma è di una potenza spaventosa. e intendo proprio: spaventosa. è fisica, è emotiva, è di nervi e ti pare non possa esserci niente altro. poi c’è la realtà, e siamo daccapo.
e poi: ti ringrazio ma io non so se “ce la si può fare”, ho appena cominciato.
sere, hai appena cominciato ma mi pari avere cominciato piu’ che bene
Diciamo anche che forse noi siamo stat fortunate (sue, sere, io), graziate da famiglie che non vivevano in maniera nevroticamente autoreferenziale. Non sto parlando solo delle mamme, con i loro pregi e i loro difetti, ma in generale di tutta la famiglia. Per noi è più facile, che siamo mamme a nostra volta o meno, mantenere almeno il tentativo di avere una vita nostra. E di dare una vita loro, quando sarà il momento, alle nostre, reali o ipotetiche, talee. Adesso sei la sua mamma, ma resti serena e tutte le altre cose che sei, sei stata e sarai, anche se in questo momento la tua identità “mammescha” è un po’ prevalente (ma è abbastanza ovvio, considernado che la tua talea ha solo sette mesi e ancora non è capace di allacciarsi le scarpe da sola).
Io vedo dei bei cervelli parcheggiati ai giardinetti NEI loro passeggini.
E’ una prospettiva diversa, i miei figli sono già maggiorenni…
non ho mai detto che i bambini nonsono un miracolo e che forse il figlio che non ho ancora partorito potrebbe essere il genio che risolve i problemi del mondo, non sono cosi limitata, e non era mia intenzione dirlo.
il focus del mio sgangherato pensiero e’ la modalità che vedo e che non condivido.
ecco per altro anche io cado entro questa figura retorica per cui i bamabni sono un miracolo.
non sono un miracolo e’ il normale metodo riproduttivo dell’homo sapiens sapiens e se non fosse un meccaniscmo normale a ques’oraci saremmo gia estiti da millenni.
scusate la rudezza
Pm, è la mamma italiota che mette ansia; è la mamma che lascia tutto, prima di tutto se stessa, per dedicarsi anima e corpo alla prole. La stessa mamma che, arrivata a 50 anni, con i figli grandi, si sente persa, perche’ non ha altro, non ha motivazioni e non sa più cosa fare. E’ l’idea di mammitudine che non funziona da noi (esasperata anche da politiche sbagliate!) e che provoca ansia in chi, razionalmente, non giustifica questa spersonalizzazione.
Che dire? Spero che il cervello femminile arrivi ad un punto tale da sentirsi gratificato non solo se il corpo porta i pargoli al parco… spero…
I figli sono in primo luogo un atto di altruismo, verso di loro, verso il partner, verso la società.
Se non condividi questa modalità, non farli…
a parte il fatto che se ti scomodi a commentare potresti scrivere anche uno straccio di firma,
posso essere altruista in mille altri modi.
mosso essere + buona di mille cattolici praticanti aspirando al buddismo zen e senza essere cresimata.
altruismo non significa annientarsi, in nome di una causa, quello a casa mia e’ solo egoismo.
“guarda come sono brava: guarda come mi immolo per – a scelta : mio marito, i miei figli, i loro calzini, la polvere le impronte sul pavimento – aggiungere varie ed eventuali.
Sarebbe così brutto andare a vivere a Crema?
nenenina
per la mia amica pare di si.
Anonimo 14: Altruismo è lasciare i figli andare per la loro strada, anzi lasciarli andare per le loro stradse mano a mano che queste strade si aprodo davanti a loro e loro sono maturi per imboccarle, spingedoli su di esse e poi allontandandosi senza guardarsi indietro. Altriusmo è riconoscere che un bambino non è un’estensione di noi stesse ma una persona cpmpleta e autonoma, per quanto piccola. Altruismo è vedere in un bambino l’uomo o la donna che sarà, comunque lui o lei sarà, e non lo specchio dei nostri desideri, di quello che avremmo voluto essere o di quello che siamo.
Fare un bambino è un atto di egoismo: lo si fa per sé, non per lui. Se si fa un figlio per qualsiasi altra ragione (per il partner, per la società, per il bimbo stesso), allora fare un figlio diventa un sacrificio che si fa controvoglia e che non porterà ad altro che dolore per genitore e figlio.
Al giorno d’oggi, l’atto più responsabile ed altuistico che possiam fare per il mondo è ridurne la sovrappopolazione non mettendo al mondo figli. per questo non ne faccio: perché io sono _molto_ altruista. 8-D
Sue: dire che ogni bambino al mondo è un miracolo non è sbagliato. Vero, è la natura della vita, ma anche la vita è un miracolo spontaneo. In definitiva, siamo tutti dei miracoli. Perfino quelle cazzo di farfalline che si stavano riproducendo nei tuoi fusilli e nelle mie lenticchie.
In linea di principio è un peccato che molte donne rinuncino alla ribalta per dedicarsi a famiglia e prole a tempo pieno. Eppure ho tanto l’impressione che sarò anche io una parcheggiatrice di passeggini. Pur non avendo la presunzione di avere un bel cervello, sono convinta che quando sarà il momento i miei piccoli scarsi e timidi neuroni saranno dedicati tutti all’erede.
C’è una teoria evoluzionista per cui l’uomo è solo il passaggio di transizione da un gene a un altro gene… probabilmente io sono uno di questi passaggi. o passeggini…
e inoltre, se i bei cervelli non fanno figli, ci aspetta un mondo popolato d’imbecilli…
Certi commenti mi lasciano perplessa…
P.S….a Crema non si vive male, anche come mamme!
nenenina
Ehi, ma il nostro multitasking, quello che ci fa così belle e sexy agli occhi di tutti (perfino i nostri) dove lo mettiamo?
Su, dai, un colpo al cerchio e uno alla botte….tenere i piedi in due scarpe è una dote: con una mano si spinge il passeggino, con l’altra si stende un piano di budget, si scrive un commento ad un post, o si legge un giornale o…..
Sue, mi sento onorata come sempre 🙂
laVale