sono andata ad harlem e lì ho pianto di commozione 4a parte

la domenica mattina abbiamo pagato pegno all’Antonella, siamo andate a vedere la messa battista.
premessa per chi non mi conosce a fondo: io non sono cresimata per scelta e vado in chiesa solo per i matrimoni e i funerali di coloro a cui voglio bene.

siamo arrivate alla chiesa: Shiloh Baptist Church, 2226 Adam Clayton Pwell Jr Blvd – ny
– dagli appunti che ho preso quella mattina: –

vento gelido e naso costipato, per ritrovarsi in una chiesa battista.
entriamo da una porta secondaria, la ragazza che mi conferma che è l’entrata giusta e mi accoglie con un sorriso appena accennato, mi dice anche :

” se non volete rimanere tutta la cerimonia è meglio che andiate di sopra, in balconata, cosi non disturbate la funzione”

saliamo la scala, dentro la chiesa fa decisamente caldo, come in tutti i luoghi chiusi di manhattan.
Arriviamo che è in corso un canto, l’energia che gira è molta, gli astanti sono parecchio presi: subito mi viene da giudicare e da pensare di essere finita in un covo di esaltati.
mi costringo a non avere pregiudizi, faccio un passo indietro e lascio che quello che vedo sia semplicemente.
il pastore invita a parlare una signora, si chiama Marylin.
è un membro attivo della comunità e della charity, ringrazia degli anni passati assieme, ma ora una delle sue figlie a washington è morta e lascia due bambini piccoli 7 e 15 anni.
“Dio da e Dio toglie. Non sai mai dove ti porta”
Si trasferirà per poterli crescere e poter dare il sostegno che serve alla famiglia in crisi.

e mi ritrovo con le lacrime agli occhi, sto assistendo al racconto di un momento di vita intimo e tragico di questa donna, lei lo fa per la sua comunità, in un momento cosi difficile questa donna trasuda speranza, in un modo impressionante, in una sala calda come fosse una festa, un’atmosfera comunitaria palpabile.

così lontana dall’ingessatura algida e frigida delle funzioni cattoliche.

mi ritrovo a tenermi sottobraccio alla vicina di panca, che mi ha invitato ad avvicinarmi con un sorriso e un cenno della testa, canto con loro We shall over come – mi suona familiare ma non avevo ancora capito che era la commemorazione per la nascita di Martin Luther King
dopo il canto, il sermone è incalzante, il pastore è un grandissimo comunicatore, ottimi tempi, ottima risposta della platea, argomenti convincenti, semplici e puntati dritto al singolo, alla voglia di migliorarsi, alla voglia di riscattarsi.
sento parole quali “lottare ogni giorno contro il razzismo e il sessismo” – non ho mai sentito un prete pronunciare la parola sessismo in una chiesa cattolica –
“if you can’t be the sun, be a star
if you can’tbe the highway, be a trail
be always the best that you can”

e l’atmosfera sale con l’incedere ritmato di un quasi salmo responsoriale la cui risposta è “get rid of them”:
se qualcuno vi impedisce di migliorarvi “get rid of them”
coloro i quali vi impediscono di raggiungere i vostri obiettivi “get rid of them”
alla 5 frase mi sono sentita in linea con quella comunità, che risponde ai bisogni primari del profondo di molti: sapere che non si è soli, credere di potersi costruire con le proprie mani e le proprie forze, avere la certezza che altri prima di te hanno raggiunto grandi risultati e che anche per te la strada è pronta. – sembrava di stare a un seminario motivazionale

è stato il momento piu’ toccante di tutto il viaggio a ny, mi sono chiesta che senso avesse essere dall’altra parte del pianeta per ascoltare per la prima volta parole di un pastore che mi facevano piangere e mi riducevano lo stomaco a una polpetta per aver toccato temi che da semi atea sento moltissimo – e sì che di messe da cattolica in un collegio cattolico, e da non cattolica in una scuola cattolica, vi giuro ne ho viste parecchie – forse solo il senso di sapere che nel mio credere di non essere più cattolica quello in cui credo è cmq ampiamente patrimonio di altri.
l’uguaglianza, i diritti, il no al razzismo, il no al sessismo, credere nelle proprie risorse e forze…..

grazie Antonella del consiglio, il resto te lo dico a voce.

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5 Responses to sono andata ad harlem e lì ho pianto di commozione 4a parte

  1. Brain says:

    Un racconto di vita molto sentito e coinvolgente. Grazie 🙂

  2. Silvia says:

    per quanto riguarda l’eloquio del pastore battista, c’è una interessante continuità tra il modo di parlare dei pastori e il soul e r’n’b. C’è un bel disco di Aretha Franklin in cui lei, figlia di un pastore battista, duetta con Jesse Jackson, pastore battista oltre ché ex candidato democratico alla presidenza, ed è stupendo èperché lei canta, lui predica ma insieme duettano con gli stessi toni, ritmi e suoni.

  3. pm10 says:

    infatti, il pastore predicava, con sottofondo musicale ritmato. fantastico 🙂

  4. Ho ritrovato qualcosa del mio viaggio a NY nelle tue note viaggio. Bello no?

  5. 🙂 anche a me piace molto leggere dei viaggi degli algtri nei luoghi che ho visto, è sempre evocativo.

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